Embodied Cognition
Come il corpo partecipa all'apprendimento
Tiziana Ravazzolo: Professore, ci può spiegare che cosa si intende con il termine Embodied Cognition?
Filippo Gomez Paloma: Quando parliamo di Embodied Cognition, letteralmente “cognizione incarnata”, ci riferiamo ad un paradigma scientifico che accoglie studi, ricerche e prospettive derivate da differenti ambiti di indagine.
Ci riferiamo, in particolare, alle Neuroscienze, alla Pedagogia, alla Didattica, alla Psicologia, alla Sociologia e all’Antropologia. Ciò che unisce questi ambiti disciplinari è una nuova concezione della mente: già Antonio Damasio, neurologo e neuroscienziato, nel suo libro “L’errore di Cartesio”, affermava che non è possibile ridurre in termini deterministici il fenomeno della mente (res cogitans) relegando ai margini il ruolo del corpo (che Cartesio definiva “res extensa”), nei suoi complessi meccanismi.
Numerosi studi e ricerche hanno dimostrato, nel tempo, come corpo, cervello e ambiente interagiscano continuamente nella costruzione del fenomeno mentale e come tali relazioni continue siano determinanti nell’apprendimento.
Ripensando alle ricerche di Clark e Chalmers, possiamo dire che la mente si estende nella relazione con l’altro e con l’ambiente (Extended Mind) e che il nostro corpo e l’ambiente in cui esso esprime la sua presenza sono elementi determinanti nella costruzione dell’intrasoggettività, intersoggettività e, in definitiva, del Sé Sinaptico (un concetto sostenuto da LeDoux, luminare delle Neuroscienze statunitensi), ovvero della configurazione neurofisiologica che contraddistingue in maniera unica e irripetibile ognuno di noi.
Siamo esseri unici e le nostre menti sono lo specchio del nostro modo unico di vivere l’esperienza umana.
Considerando ciò, quanto è importante allora integrare il colore, il movimento, le emozioni, magari attraverso attività di storytelling, nella didattica in generale e nello specifico in quella delle lingue straniere?
Potenzialità che possono ridursi o spegnersi drasticamente nel momento in cui pensiamo che l’apprendimento sia un semplice scambio di informazioni tra un soggetto A trasmittente e un soggetto B ricevente.
Tutto il complesso meccanismo che ho appena cercato di sintetizzare passa, ovviamente, attraverso la parola, la narrazione, la costruzione di significanti e di significati.
Volendo utilizzare un’iperbole, potremmo dire che noi non ricordiamo gli avvenimenti per come avvengono, ma li ricordiamo per come ci raccontiamo il loro accadere.
Non è possibile nemmeno pensare di poter apprendere qualcosa stando immobili. L’importanza del corpo è determinante.
Per esempio, noi italiani: quanto ci muoviamo, quanto usiamo il corpo per sottolineare un concetto, una sfumatura, quando parliamo? E quanti significati corrono e vengono emanati attraverso il nostro corpo, senza che ci sia una piena consapevolezza di veicolarli?
Mi piace pensare che il miglior outfit in assoluto per noi educatori sia il sorriso. A proposito di Embodied Cognition, finora ne abbiamo parlato a proposito degli apprendenti, ma quanto è importante anche il ruolo della corporeità del docente nell’insegnamento?
Un insegnante innamorato della conoscenza permetterà agli studenti di venire a contatto prima di tutto con il suo amore e la sua passione. È l’amore per ciò che si fa a determinare la differenza. I contenuti sono importanti, ma rischiano di rimanere sterili concetti senza corpo, se non riusciamo a legarli ad impulsi caldi come le emozioni.
Quali sono, secondo Lei, gli aspetti da migliorare nell’insegnamento della lingua straniera?
Un primo passo sarebbe cogliere questa consapevolezza e, di conseguenza,
procedere verso un’idea di insegnamento più aderente alla complessità, come direbbe Morin, della realtà contestuale. Obiettivo della scuola dovrebbe essere sempre di più la persona e le risorse che la stessa ha a disposizione per gestire la complessità.
Volendo essere ancora più chiari: non possiamo pretendere che la didattica sia un mero trasferimento di conoscenze, che l’apprendimento sia standardizzabile e che la realtà sia scindibile in tante discipline che non comunicano tra di loro.
Ecco perché, in tal senso, penso che sia fondamentale permettere agli studenti di fare esperienza del linguaggio attraverso il proprio corpo ed il corpo dell’altro, commettendo errori, dimenticanze, imprecisioni.
È proprio questo “caos” che offre alla persona l’opportunità di costruire un ordine che assuma senso, così da avere una gestione consapevole dell’errore e del successo.
È così che nascono le migliori opportunità di apprendimento funzionale alla vita.
Le Sue risposte, Professor Gomez Paloma, rappresentano a mio avviso un vero e proprio cambio di paradigma nella didattica.
Lei ci ha mostrato come l’Embodied Cognition possa rappresentare un approccio innovativo per trasformare il modo in cui insegniamo ed apprendiamo.
La ringraziamo per la generosità e la profondità delle Sue risposte, che ci hanno aiutato a comprendere meglio questo nuovo orizzonte.
Auguriamo a Lei e al Suo team di continuare a diffondere con successo questa prospettiva, affinché possa contribuire a migliorare la pratica didattica di un numero sempre più ampio di educatori.
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